lunedì 23 febbraio 2009

23/01/09


Un altro piccolo fallimento, forse non proprio piccolo, ma comodamente trascurabile. Un altro piccolo fallimento che va a sommarsi ad altri milioni di piccoli fallimenti, causando così un'enorme montagna fallimentare, pronta a crollare di punto in bianco, quando meno te l'aspetti. Mi piace vedere così questa situazione, un pò come un grandissimo macigno ormai saldatosi per bene a terra, ma sorretto da una persona soltanto, e a fatica.

Immagino una sorta di bambina affaticata, con entrambe le braccia tese a tentare di evitare l'evitabile, con le manine sporche di sangue e terra, che amabilmente le impregnano anche il finissimo vestito rosa, nuovo di zecca.

Immagino una gocciolina di sudore attraversarle prima la tempia destra e poi la guancia, provocandole un prurito insopportabile, prurito che non può essere placato in nessun modo, perchè nel farlo dovrebbe rischiare troppo. Rischierebbe di far crollare quell'insopportabile montagna, forse liberandosi di un peso, ma forse restandone completamente schiacciata. Oppure, per quell'ammasso roccioso prova una sorta di affetto, una sorta di legame, che le impedisce di fare movimenti bruschi. Non vuole rischiare di perdere ancora qualcosa a cui si era affezionata.

Immagino
anche il disagio che quella situazione può comportarle e che, anzi, le comporta. Il disagio portato da un'eccessiva sporcizia, un'eccessiva fatica, il vestitino lurido e le manine sanguinanti, lo sguardo vuoto, il sorriso spento, i biondi boccoli sciolti e spettinati.


Immagino
la sua incantevole ed innocente sofferenza, la sua bellezza infantile spenta in una fatica troppo grande per lei, il suo terrore nel trovarsi di nuovo in quella situazione.


Già, perchè quella bambina è già abituata alla sofferenza. Talmente abituata da risultare spaventosamente fredda a volte, quasi insensibile. Ed invece, il piccolo cuoricino in quella minuscola cassa toracica, la piccola fonte di vita e di sentimenti di quella fanciulla batte all'impazzata, comportandosi in maniera talvolta troppo matura, talvolta troppo infantile.


Regge a più non posso la montagna. Forse per dimostrarsi forte, forse per autoconvincersi della sua forza. Ed invece no, quella forza non c'è. Spera ogni istante della sua vita, ogni minuto della sua esistenza che qualcosa cambi, che qualcosa faccia precipitare tutto quanto, coinvolgendola in una valanga tanto passionale quanto crudele.

Prega di non passare, di nuovo, gli ultimi attimi della sua giornata a reggere ciò che ormai è troppo difficile da reggere.
Prega di riuscirci, allo stesso tempo, di riuscirci di nuovo. In modo da non fallire le proprie aspettative e le aspettative degli altri. Ma lo sguardo della bambina è estremamente spento, vuoto. Ormai è rassegnata, e la rassegnazione non è mai la giusta via. E' rassegnata nel guardarsi attorno, e vedere solo e soltanto deserto. Un deserto incredibilmente brutto e pauroso. Perchè è così che lo definirebbe, una bimba.


PS: No, questa volta tu non c'entri.
So che non leggi questo blog,
ma amo comunque precisare le mie intenzioni.
Tu, per me, non ci sei più. Bastava dirlo, no?

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