giovedì 28 febbraio 2008

Sono le due e mezza, sono a casa, con mia madre che smanetta freneticamente in cucina senza un motivo apparente.

Il silenzio comunque regna sovrano, nonostante la tv accesa e la musica di mio padre che suona imperterrita. Ho una strana idea di silenzio, lo ammetto. Ma questo è il silenzio che preferisco.

La mattinata di oggi è stata a dir poco angosciante, e sembrava essere infinita. La voce dei professori era particolarmente pesante, cadenzando sempre in toni fastidiosissimi per il mio cervello stanco. Il cellulare vicino tutto il tempo, in attesa.
Ma tutto quello che ho sentito è stato soltanto sconforto, ancora tanto tantissimo sconforto.
Pensavo fosse semplice, pensavo si sarebbe risolta, e invece no. Siamo punto a capo, se non per l'inversione dei ruoli, il solito fastidiosissimo scambio di posizioni [ o "giramento di frittate"] che caratterizza il nostro rapporto.

Ora sei tu l'arrabbiato. Ed è una cosa che non riesco a mandare giù.

Cerchi in tutti i modi di farmi sentire in colpa per qualcosa che non ho fatto, e ci riesci, con il tuo grande carisma, con il tuo modo così fottuto di parlarmi.

E, come al solito, vincerai. Non ce la faccio più.
Sono stanca, stremata, il cervello mi esce dalle orecchie a suon di pulsare, IO TI AMO ma non resisterò a lungo.

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