
Eppure stasera mi sarei aspettata di fare di tutto tranne che scrivere sul blog.
Strano ma vero, è così, avevo programmi. Sarei voluta uscire, anche con i lampi alle spalle, così per togliermi di qui e non pensare che domani devo andare a Faenza, un sacco controvoglia.
Ed invece no, buonasera. Sono distrutta, a pezzettoni grandi e fluorescenti, "spatasciata" sul letto con in braccio il notebook, a pensare e ripensare, a scrivere e riscrivere.
Oggi non ero nemmeno dell'umore giusto per potermi esprimere al meglio, ero addirittura allegra.
Ma, si sa, sono parecchio lunatica. Eqquindi eccomi qui con la lacrimuccia appesa per un filo, a guardare il cellulare che non suona, intervallandolo a sguardi malinconici fuori dalla finestra.
Vorrei, tanto, essere la fuori. Intravedo appena un campo verde, non so nemmeno io di che cosa. Ma quel campo mi ricorda una sensazione piacevole, spensierata, quasi potessi soltanto riesumandola tuffarmi in una marea di brividi, di carezze sospirate o angosciosamente attese.
Che, fondamentalmente, vuole dire esattamente la stessa cosa.
Ecco dunque che il problema sembra riaffiorare, sembra essere così palese, ma in realtà non è così. Sono certa esserci un VERO problema di fondo, coperto da quello apparente, che mi fa sembrare una bambinetta da quattro soldi [ che si " innamora " ogni due giorni, ciù ciù, bla bla ], cosa che in realtà non sono. Forse non è facile accorgersi che qui si parla proprio di un principio di pseudodepressione cronica, che si allarga piano piano masticandomi lentamente il cervello.
Sono forse troppo melodrammatica, pessimista, autolesionista, gnagni e tutto quello che vuoi. E ne sono perfettamente consapevole. Ma chi me lo fa fare di cambiarmi, di sforzarmi così tanto in modo da riuscire a vedere soltanto il lato positivo delle cose, e cancellare quel velo di tristezza che circonda ogni possibilità.
Mi sto ripetendo. Sto diventando maniaco-compulsiva.
Basta, zittitemi, mettetemi un bavaglio, una mela in bocca, tiratemi uno schiaffo, fatemi reagire. So benissimo che sono l'unica che può riuscirci, ma è triste vedere che quando hai bisogno d'aiuto l'unica persona disponibile sei soltanto te stessa.
E' come un continuo soliloquio, una specie di noiosa moina destinata alla conclusione più "normale", la pazzia.
E se così sarà, se davvero fra qualche anno sarò completamente impazzita, il mio cervello sarà degenerato e la mia capacità di ragionamento ridotta a zero, quando riuscirò soltanto a ridere per inerzia, gesticolando a caso per togliermi dalla mente alcune immagini, ecco, allora abbiate pena di me. Tanta.